25/3/2015 - Madri e figli nella poesia del Paradiso: la lezione dei classici

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25/3/2015 - Madri e figli nella poesia del Paradiso: la lezione dei classici

25/03/2015 25 marzo 2015, ore 16.00

Sezione di Storia, Lettere e Arti 

In collaborazione con la
SOCIETA' DANTE ALIGHIERI
Sezione di Modena
 
Patrizia Paradisi

«Ravenna, città solitaria e di grandi memorie, è l’asilo conveniente a Dante vecchio: qui è onorato e riverito il poeta. Vedetelo. La mattina attende a qualche affare. Più tardi si siede alla povera mensa; poi scherza co’ figlioletti di Piero, alcun de’ quali pendendo dal petto della giovine madre ha forse ispirato all’avo le tre stupende comparazioni infantili che infiorano gli ultimi canti del Paradiso». Così scriveva Giosue Carducci nei suoi primissimi anni di insegnamento bolognese, in una pagina divenuta celebre come «vivo quadro della vita di Dante in Ravenna».
In effetti prevalgono nella Commedia le immagini di madri di figli piccoli; il consolare o confortare o proteggere il figlioletto è rappresentazione cara a Dante, che vi torna su varie volte nelle tre cantiche, e in particolare nell’ultima. «Non è vano scorgere nell’insistenza su questo motivo il frutto d’un’esperienza di Dante, anzi d’una sua mancata esperienza: egli non godè dell’appoggio e dell’affetto di sua madre, che morì quando egli aveva pochi anni; forse addirittura non la conobbe» (Bosco-Reggio).
La poesia degli affetti familiari, spesso attingendo a vive immagini del patrimonio classico, ha accenti indimenticabili anche nella sublime materia del Paradiso, e lascerà le sue tracce nella successiva tradizione italiana. Cercheremo di seguirne le vicende, con l’aiuto di due lettori d’eccezione come Niccolò Tommaseo e Giovanni Pascoli.   

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