23/03/2022 - La Commedia e la memoria della vita terrena: la violenza della Storia, l'esilio e la Poesia

Qualcuno ha detto che senza l’esilio probabilmente non ci sarebbe la grande poesia della Commedia e Dante non sarebbe Dante. Comunque stiano le cose, è certamente vero che dal vulnus mai rimarginato dell’esilio, dalla consapevolezza orgogliosa e trafitta dell’exul immeritus si alimenta la più grande poesia della Commedia, ora mettendo a nudo esplicitamente il trauma col suo carico di dolore e sofferenze, ora alludendovi sotterraneamente senza però riuscire mai a dimenticare. Il vinto della storia, il politico sconfitto, l’innocente accusato di colpe infamanti, in tutto il poema  ragiona, teorizza, medita, si interroga intorno all’esilio.Vero è che l’esilio viene riconosciuto da Dante come il frutto di una società e di una politica intrinsecamente violente e sanguinarie oltre che corrotte; e la memoria di quella violenza attraversa, viva e dolorosa, tutte e tre le cantiche. Solo la Poesia trasformerà la sconfitta dell’esule in una vittoria più vera e duratura.