12/6/2015 - Il restauro strutturale di edifici storici in cemento armato: le Fonderie Ansaldo a Multedo (GE)

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12/6/2015 - Il restauro strutturale di edifici storici in cemento armato: le Fonderie Ansaldo a Multedo (GE)

12 giugno 2015 ore 15.30

SEZIONE DI STORIA, LETTERE E ARTI

Conferenza di

Giorgio Serafini

Le fonderie di Multedo, poste in prossimità della costa orientale del comune genovese, furono costruite dalla Giò Ansaldo e C. su alcuni lotti acquisiti nel 1916; già nel 1918 gli edifici erano stati completati e la fonderia era in piena attività. La struttura portante di queste costruzioni rispecchiava la cultura costruttiva del calcestruzzo armato dell’epoca. Le geometrie e gli schemi d’armatura non derivavano da una teoria di calcolo, per altro in fase di messa a punto proprio in quegli anni, ma dalla rispondenza a brevetti commerciali che garantivano l’efficacia del processo costruttivo attraverso conoscenze incrociate derivate da valutazioni di calcolo, da prove di carico a rottura su elementi campione e da un’ampia esperienza costruttiva. Il progetto strutturale venne coordinato dagli ingegneri che dirigevano lo stabilimento, giovandosi dei brevetti disponibili per le strutture portanti, mentre l’architetto Adolfo Ravinetti curò la progettazione della lunga facciata su via Multedo, proponendo uno stile “classico” che permettesse di “… rispettare la dimensione monumentale ed imponente degli edifici … nel rispetto della struttura pur non trascurando la questione dell’economia.”.
La cessazione della produzione e l’abbandono degli edifici a partire dal 1983 portarono ad un’accelerazione del degrado. Recenti indagini sui materiali, poi, hanno evidenziato la presenza, anche in profondità, di cloruri negli impasti cementizi, probabilmente realizzati con sabbia o acqua marina. Di conseguenza l’intero sistema strutturale risulta, oggi, totalmente inaffidabile, mentre la presenza di elevate concentrazioni di cloruri viene a compromettere anche la possibilità di consolidamenti mediante acciai inossidabili. Ne consegue che le possibili tecniche di intervento statico vengono a porsi in modo assai problematico ed invasivo rispetto ai principi conservativi che devono essere guida alle tecniche d’intervento.
Un primo momento di riflessione si pone in relazione alle teorie del restauro che tendono a privilegiare la conservazione delle superfici, pur nel loro degrado e nella loro frammentarietà. Un secondo momento di analisi si ricollega al principio di reversibilità degli interventi di consolidamento e di recupero. Un ultimo momento di riflessione si incentra sulle modalità di una possibile defunzionalizzazione della struttura.

La S.V. è invitata

il Presidente della Sezione
arch. Emilio Montessori

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