24/4/2014 - Frontiere delle Neuroscienze

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24/4/2014 - Frontiere delle Neuroscienze

24/04/2014 24 aprile 2014, ore 16

Con il Patrocinio dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Sezione di Scienze fisiche, matematiche e naturali
 
Sala dei Presidenti
 
Le neuroscienze sono considerate una disciplina  di frontiera che raggruppa competenze profondamente diverse accomunate, in alcuni casi, solo dal modello di studio: il cervello. Vi partecipano, e in essa si confrontano, dialogano e discutono, la filosofia e la medicina, la fisica e la biologia, la chimica e l’etica, la matematica e la genetica, la psicologia e la farmacologia. In realtà, probabilmente, poche o nessuna disciplina umana può essere esclusa dal dibattito. Solo quando si mettono insieme tutte queste  competenze possiamo descrivere un quadro non troppo nebbioso delle complessità del nostro cervello. I seminari proposti si propongono di aprire alcune pagine di questo affascinante libro e di diffonderle, attraverso la lente dell’accademia delle Scienze e delle Arti di Modena, verso la società. Gli argomenti proposti rispettano ed esaltano le grandi differenze tra le discipline delle neuroscienze affrontando la complessità del cervello partendo da punti di vista apparentemente molto diversi . Il percorso ci porterà a discutere del dolore , dei legami tra il cibo e il piacere, della complessità della più importante tra le malattie psichiatriche, del corpo e della sua relazione con l’estetica e infine, delle malattie neurodegenerative.
Questo ciclo di conferenze in Accademia viene riconosciuto  fra le attività formative del Corso di dottorato di ricerca in Neuroscienze organizzato dalle Università di Parma e Modena e Reggio Emilia
 
Venerdì 10 gennaio 2014 - alle ore 17
Carlo Adolfo Porro
Professore Ordinario di Fisiologia, Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze, Università di Modena e Reggio Emilia
DOLORE E PLACEBO
Il dolore è un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole che può manifestarsi per cause e con modalità molto diverse, e assumere diversi significati in ambito biomedico. Da un lato, il dolore cosiddetto fisiologico, evocato da stimoli di breve durata potenzialmente dannosi, costituisce un efficace e fondamentale sistema di allarme e di protezione dell’organismo. Dall’altro, il dolore clinico associato a patologie acute, ricorrenti o croniche è uno dei problemi medici e sociali più rilevanti, il cui trattamento è ancora non pienamente adeguato.
Sia il dolore fisiologico sia il dolore clinico possono essere modulati da fattori emozionali e cognitivi. Può risultare sorprendente che anche una sostanza o un trattamento inerte (il placebo) possa indurre in molti casi un effetto analgesico, se somministrata in contesto opportuno e presentata come efficace. L’analgesia da placebo è attualmente oggetto di grande interesse nell’ambito delle neuroscienze sperimentali e cliniche, e costituisce un eccellente esempio di interazione tra attività mentale e meccanismi neurali.

24 gennaio 2014 - ORE 17
Michele Zoli
Professore Ordinario di Fisiologia
Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze
Università di Modena e Reggio Emilia
IL CIBO TRA NECESSITA' E PIACERE
L’assunzione di cibo è una delle funzioni fondamentali dell’organismo ed è finemente regolata da un insieme di meccanismi nervosi ed endocrini. Due circuiti cerebrali principali, che rispondono a logiche molto diverse, governano i processi motivazionali che portano a scegliere frequenza dei pasti e quantità e qualità dei cibi. Un primo circuito, detto “omeostatico”, registra segnali provenienti dal tubo digerente, dai livelli circolanti dei macronutrienti e dai depositi di tessuto adiposo e tende a mantenere costante il peso corporeo. Un secondo circuito, detto della “ricompensa”, valuta l’appetibilità dei cibi e spinge alla ricerca degli alimenti sulla base del piacere che ne ricaviamo. I due circuiti collaborano o interferiscono fra di loro a seconda dei contesti e delle caratteristiche individuali, mentre loro alterazioni sono alla base di diverse patologie del comportamento alimentare.


17 febbraio 2014 - ORE 17
Fabio Tascedda
"IL MALE OSCURO" ALL'EPOCA DELLA GENOMICA: NEUROBIOLOGIA DELLA DEPRESSIONE E TRATTAMENTI CORRELATI
La depressione è una patologia devastante che incide pesantemente sulla salute umana e che colpisce le popolazioni in tutto il mondo. I dati epidemiologici più recenti danno una stima di oltre 350 milioni di persone colpite da questa patologia spingendo l’organizzazione mondiale della sanità a dichiararla una vera emergenza sanitaria che entro il 2020 diventerà la principale causa di disabilità. Infatti, questa patologia, a eziologia ancora sconosciuta, è molto invalidante con un altissimo costo sociale ed economico. Le discipline che si occupano della depressione la definiscono una patologia multifattoriale alla cui insorgenza concorrono fattori genetici e fattori ambientali, ciascuno con un peso ed un ruolo specifico. Gli studi epidemiologici mostrano che il rischio di depressione è dovuto per oltre il 50% a fattori genetici indicando la depressione come un disturbo altamente ereditabile.In questo contesto, la ricerca neurobiologica, farmacologica e psichiatrica hanno spesso lavorato insieme per porre le basi per la comprensione  delle alterazioni cerebrali che possono scatenare la malattia e per lo sviluppo di farmaci innovativi in grado di curarla o di lenirne gli aspetti più gravi. Il dato importante che emerge da queste ricerche è che non esista una sola disfunzione biochimica responsabile della depressione ma, piuttosto, che intervengano diversi sistemi, integrati tra loro, che contribuiscono al controllo dell’umore, delle emozioni e delle funzioni psicomotorie. In particolare il corretto funzionamento dei sistemi noradrenergico e serotoninergico sarebbe fondamentale per l’insorgenza della malattia, per la sua progressione e per l’efficacia della risposta terapeutica.


27 febbraio 2014
Vittorio Gallese
Professore ordinario di Fisiologia
Dipartimento di Neuroscienze - Unita' di Fisiologia
Universita' di Parma
IL CORPO NELL'ESPERIENZA ESTETICA: UNA PROSPETTIVA NEUROSCIENTIFICA
La scoperta dei neuroni specchio ha rivoluzionato la nostra concezione dei processi percettivi. Le stesse regioni corticali coinvolte nell’esecuzione delle azioni e nell’esperienza soggettiva di sensazioni ed emozioni sono attive anche quando tali azioni, emozioni e sensazioni sono riconosciute negli altri. Ho ipotizzato che ciò sia espressione di un meccanismo di funzionamento di base del nostro cervello, la “simulazione incarnata” (embodied simulation). Parlerò del rapporto tra la simulazione incarnata e le nostre reazioni alle immagini in generale, e alle opere d’arte, in particolare, illustrando alcuni recenti esperimenti sulle arti visive e il linguaggio filmico. 


24 aprile 2014 ore 16.00
Luc Pieter De Vreese

Dirigente Medico
Progetto Aziendale Demenze
Ausl Modena
LA DEMENZA NELL'ANZIANO: DALLA DIAGNOSI ALLA GESTIONE CENTRATA SULLA PERSONA
Con il termine demenza si intende l’impoverimento progressivo delle capacità mentali con perdita delle autonomie funzionali e con frequenti alterazioni della personalità e del comportamento, dovuto a una o più malattie, e non la conseguenza del usuale processo di invecchiamento cognitivo. Le malattie che possono causare demenza sono numerose, fra queste la più frequente è la malattia Alzheimer, rappresentando oltre la metà dei casi. Poiché le demenze non sono ancora curabili, l’unico obiettivo realistico per ora è garantire ai malati e alle loro famiglie la migliore qualità di vita possibile. Questo richiede la presenza di diversi professionisti dell’area sanitaria e sociale collegati fra di loro in una rete di servizi capaci di dare una risposta tempestiva a qualsiasi problema che si presenti in corso della malattia. 

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